Sono nata nel quartiere dove abito attualmente, all'alba di una mattina di Aprile, rendendo la mia famiglia, a quel tempo composta dai miei genitori e dai nonni paterni, piena di gioia, e riempiendo la casa di confusione e di allegria. Situazione piuttosto palese, dato che probabilmente una nascita suscita sempre questa energia.
Ma una persona in particolare, nella mia famiglia, non riusciva proprio a contenere la propria esplosione di felicità. Questo personaggio era mio nonno. Sarà stato forse perché mio padre era figlio unico, o per carattere, comunque quell'uomo alto, imponente, dall'apparenza severa, sembrava diventato un bambino.
Gli anni passarono, pochi, per la verità perché Lui, per il suo viaggio finale, se ne è andato quando io avevo sei anni circa, ma quel breve tempo l'ho memorizzato meglio delle intramontabili poesie, più delle lezioni di storia, o altro.
La motivazione è per me ben conosciuta. Credo che nessuna bambina sia stata viziata, coccolata, vezzeggiata come me. Era sicuramente un atteggiamento pienamente discutibile e diseducativo, che mia madre certamente non approvava, ma Lui era talmente colmo d'affetto, tanto da renderlo cieco e parziale su tutte le mie marachelle. Così ho vissuto i primi sei anni della mia vita: comodamente viziata e vanesia. Lui faceva il ciabattino e confezionava per me le scarpette del colore dei miei vestiti. Affiorano alla mente le monellerie fatte a quel tempo, come per esempio, aver perduto una scarpa attraversando un rigagnolo d'acqua, dopo che mia madre me ne aveva letteralmente proibito l'ardire. Rammento bene il "bonario" strapazzamento della mamma nei miei confronti, ma anche lo sguardo fulminante del nonno su mia madre.
Non doveva essere tanto facile per mia madre gestire questa situazione, anche perché l'appoggio di mio padre era abbastanza relativo in quanto impegnato tutto il giorno al lavoro, e poi, adorando i suoi genitori, penso che abilmente avrà navigato fra due acque, qualche volta bagnandosi e qualche volta con accortezza evitando gli ostacoli, tanto si sa, la pazienza delle donne e soprattutto delle mamme è spesso formata da tolleranza e buon senso.
Comunque sia non mancava certo l'allegria e mia madre, da quella donna combattiva che è, si sapeva destreggiare bene e sapeva farsi rispettare.
Una volta però, la mia vanità superò ogni limite. Affidata al nonno, un pomeriggio estivo, eravamo andati al Circolo "Affratellamento", proprio vicino alla mia abitazione; il nonno leggermente distratto a parlare con gli amici non si accorse che, senza avvertirlo, ero andata in bagno a sistemarmi i boccoli. La cosa grave fu che vi rimasi per più di mezz'ora, ignara del tempo e senza minimamente preoccuparmi della persona alla quale ero stata affidata. Ero lì, a sistemarmi i capelli, che evidentemente non stavano come avevo deciso che dovevano stare. Comprensibile la preoccupazione del nonno, che tornò a casa balbettando e chiedendo a mia madre, sbigottita in prima battuta, spaventata in seconda, e con una gran voglia di metter fine a queste marachelle una volta per tutte, se per caso, me ne fossi tornata da sola, dato che non c'erano strade da attraversare. Risposta negativa; allora il poveretto, internamente umiliato, penso, per la sua distrazione e preoccupatissimo per la mia incolumità, si precipitò con la mamma al Circolo "Affratellamento"; lì mi trovò tranquilla, con le mani ancora nei capelli e un po' imbronciata. Credo sinceramente che una "strapazzata" sarebbe stata educativa, ma il nonno mi prese fra le braccia, domandandomi dove fossi andata; io spiegai loro che non mi ero mossa dal bagno!
Tutto finì con un gelato............
Con gli anni sono migliorata; sono sempre un po' vanesia, ma lascio biglietti alla mia attuale famiglia per avvertire dove sono e quando torno, ed ho educato mio figlio a fare altrettanto, magari usando anche il telefono.
Comunque, l'episodio più presente nella mia mente rimane la sua partenza per l’Ospedale, dal quale non avrebbe fatto più ritorno; mia madre all'epoca era in gravidanza dell'adorato fratellino, e lui le disse: “Mi raccomando, non la faccia ingelosire”..............e sembrava un ordine.
La mia adolescenza è continuata serena, piena di amore, ed anche abbastanza permissiva sulle varie scelte, però mai più viziata, eppure di quel breve passaggio della mia infanzia, oltre ad una malinconica nostalgia, pur considerando la negatività dell'essere viziata, io ho saputo, credo, cogliere il meglio, tanto che, in dose giusta, spero, ho trasmesso a mio figlio coccole e vezzeggiamenti fino all'età in cui Lui mi ha permesso di farlo: ed è stato bellissimo.
Fi, 15-10-1999 |