Sembra incredibile quanto un odore, un profumo, possa rimanere in un angolo del cervello a sonnecchiare e poi, al momento in cui lo risenti, ti possa riportare indietro col tempo, fino alla tua adolescenza.
Questo è ciò che accade a me tutte le volte che vado a Castiglioncello e scendo le scale per arrivare al Bagno "Salvadori". Mi inebrio del profumo delle schiacciatine all'olio, che sono sempre le stesse, come gli stessi sono i proprietari, l'unica differenza è che sono aumentati in famiglia.
Ci vado spesso, perché mi piace e perché ci sono i miei parenti, ma un'estate è particolare nel mio cuore: quella dei miei quattordici anni. Fu solo una settimana, nata da un invito casuale della zia, una domenica che andammo a trovarla. Ero felice, non m'importava nemmeno del poco bagaglio che avevo con me. Lì c'era Lei. La mia cugina Daniela (di tre anni più grande di me) e sapevo che mi sarei divertita. Mattinate al sole unte di crema solare assieme a tutta la "compagnia", pomeriggi con feste in casa e dopo cena in allegria sempre con il "gruppo". Nottate nello stesso letto a chiacchierare piano piano, ad adattare le canzoni del momento al nostro amore (lo stesso) a senso unico, a fantasticare su una frase o una stretta di mano. Pomeriggi fissi al juke-box, scrutando con attenzione, ma senza malizia, né invidia, lo sguardo in più regalato dalla persona del cuore. E poi c'era Lei, la mia cugina di tanti anni più piccola: la “Titta”, un po' rompi, perché non aveva le nostre esigenze; una volta ce la siamo dimenticata perfino sulla spiaggia da sola! Lei era rimasta lì ad aspettare, col suo secchiello e le sue formine, tranquilla, ma appena ci vide sorridenti ma trafelate, i suoi occhi azzurri di bimba guardarono i nostri e, quasi in segno di rimprovero, disse: "Tanto lo so che vi eravate dimenticate di me, stasera telefono a papà......"
L’adolescenza: testa fra le nuvole, sogni ad occhi aperti, spensieratezza e anche malinconia.
Non è stata l'estate più importante della mia vita, è stata la più bella .
Con Lei c'era la libertà che non esisteva in città. Mi sentivo tranquilla, perché era indipendente e ricca di buon senso, perfettamente in grado di risolvere qualsiasi situazione col suo solito stile. Perché Lei era così.
Io sono una ghiottona, ma quando vado al Bagno Salvadori, le schiacciatine difficilmente le mangio: chiudo gli occhi, le mie narici si allargano, guardo il Bar, e dentro ci rivedo lo stesso schiamazzio, poi, una voce mi riporta alla realtà: è quella di mio marito che, bonariamente, mi dice: “possibile che tu sia sempre così distratta....”.
Fi, 18-09-1999 |