Conobbi Selene ed Urania quando ero uno scapolo trentenne e loro due bimbette di rispettivamente cinque e quasi quattro anni. Selene era la maggiore: un vero gioiello, capelli biondi come il miele ed occhi verde-azzurro come il mare. La sorellina aveva i capelli di un biondo ramato, occhi decisamente verdi color foglia e tante lentiggini.
Conoscevo i loro genitori ed andavo spesso a cena da loro per fare due chiacchiere, ma soprattutto una partita a scacchi con Giulio, il padre dei due gioielli. Elena, la madre, era una donna di rara bellezza, ma piuttosto statuaria, io all’epoca la definivo un po’ strana, certe volte aveva anche un’aria un po’ sinistra, non riuscivo mai a capire se in quella casa la mia presenza fosse da lei gradita o meno. Non lo seppi mai, perché morì giovane ed in circostanza, a mio avviso, piuttosto strana. Fu trovata un caldo pomeriggio verso le 16,00 nel suo bel parco in terra, come una bambola rotta, scomposta, con i vestiti sgualciti, i capelli spettinati ed una brutta smorfia sul viso; non sembrava neppure lei. I medici diagnosticarono il cuore. Io, però ho sempre nutrito dubbi in proposito, ma me li sono tenuti per me. Non sono mai riuscito a darmi un risposta sul fatto che Elena fosse nel suo bel giardino a quell’ora così calda, Lei che nel periodo estivo risposava sempre fino alle sei.
Qualche anno più tardi, Giulio si sposò nuovamente. Era ovvio, quelle due bimbe, adorabili, ma sempre in combutta fra di loro, non potevano passare da una Tata ad un’altra, era necessario ricomporre la famiglia.
Sposò Tiziana, altra bella donna, vedova e con un figlio: Mirko, di sette anni maggiore di Selene.
Il tempo passò, io ero sempre uno scapolo convinto, anche se Giulio, prima di arrendersi definitivamente, si era dato un gran da fare per farmi convolare a nozze. Il matrimonio non m’interessava, amavo la mia libertà e questo fatto della mancanza di figli la sento adesso, un po’ quando ho bevuto troppo e mi ritrovo a dormire tutta la notte sul divano, svegliandomi al mattino infreddolito, con la barba lunga e la casa che sa di alcool. Allora mi manca quella che si definisce una famiglia e dei figli; ma, tutto sommato, me la sarei creata per puro egoismo e poi sarei stato pure un pessimo padre.
Selene ed Urania però le avevo sempre seguite, perché le adoravo, anche se erano viziate e, prima dell’amore per i libri ed il conoscere, amavano divertirsi in maniera qualche volta discutibile. Giulio però non aveva la forza di imporsi, e forse neanche la voglia; viveva con Tiziana la sua seconda storia d’amore.
Evidentemente qualche volta i figli sono un peso ed io, consapevole in precedenza di questo, credo più per onestà che per egoismo, sono solo oggi come lo ero a trent’anni.
Mirko studiava all’estero, in Inghilterra precisamente. Era stato sempre bravissimo e si era pure laureato presto ed a pieni voti. Per questo quando arrivò definitivamente in casa di Giulio fu “ecografato” da Selene ed Urania come una mosca bianca. Prima di tutto era un bel giovane, il che non guasta in una famiglia dove ci sono due diciottenni o giù di lì, poi se si scopre che il giovane, non avendo molta confidenza con l’ambiente è pure un po’ goffo ed imbranato, nonostante i suoi alti voti, si può capire quale effetto fece sulle due perle!
Cercarono prima di sedurlo in tutti i modi, senza riuscirci, con grande fatica di Mirko, che già aveva un’attrattiva particolare per quelle lentiggini e quei capelli ricciuti e ramati, e che però doveva stare attento agli artigli di Selene, che assomigliava per carattere alla madre ed aveva sempre un che di sinistro e di intrigante quando si muoveva per casa o quando parlava e ti fissava in quel modo così candido ed allo stesso tempo sfacciato.
Alla fine Mirko si arrese e si trovò, pienamente consapevole, tra le braccia della rossa Urania, la quale andò subito ad informare il padre e Tiziana, dicendo che non intendeva aspettare tante lune prima di sposarsi.
I due trovarono la cosa prematura, soprattutto per Urania. Giulio sapeva bene quanto fossero capricciose le sue figlie e non avrebbe scommesso un centesimo sulla durata di quel matrimonio. Tiziana era di altro avviso e parteggiava per la rossa; in fondo sarebbero rimasti tutti alla grande Villa e soprattutto non ci sarebbe stata dispersione di denaro: tutto sarebbe rimasto in casa. Non avevano considerato l’ira di Selene, sempre in competizione con la sorella, come con qualunque altra amica. Erano sì delle perle, ma nere però! Io trovavo sempre delle attenuanti al loro comportamento, perché la morte prematura di una madre priva i figli di una grande guida, anche se Elena, almeno così la ricordo io, era più interessata a mantenere il suo bel corpo che a seguire i capricci e le vanità delle bimbe.
Il mio più grande rimbambimento fu quando un giorno Selene venne a trovarmi (non lo faceva quasi mai; ero sempre io ad andare da loro) per parlarmi, disse. Ma io rividi in lei sua madre, i suoi occhi verde-azzurro avevano perso quell’allegria di chi è alle porte dei vent’anni. Aveva un’aria più grande, conturbante. Ero uno scapolo solo, non avevo un affetto stabile, ma di donne nella mia vita ce ne erano state molte, tanto da saper riconoscere quando qualcuna chiede in silenzio. Selene, piangendo, mi gettò le braccia al collo, voleva Mirko perché l’amava e non poteva fare a meno di lui; per questo chiedeva il mio aiuto, come se io avessi potuto fare un’alchimia! Chiedeva il mio aiuto ed era per questo disposta ad offrirmi il suo corpo. Ero un “vecchio” scapolo, ma avevo i miei principi, avevo visto quei due gioielli piangere perché l’onda del mare aveva rovesciato i loro corpi, perché avevano bevuto l’acqua salata, perché si erano sbucciate i ginocchi! Come potevo prendere un corpo, solo perché mi si offriva in cambio di un qualcosa alla quale non volevo neanche pensare?
Con grande fatica riuscii a persuaderla a tornare a casa, ma non riuscii ad addolcirla; arrivò perfino ad offendermi, cose del tipo “giri da anni in casa nostra, accontentandoti delle sole briciole, quando avresti potuto avere di più, se solo tu fossi arrivato a capire quello che volevo, cioè tutto: essere l’unica persona che gira in quella casa, ora magari in compagnia di Mirko, ma più tardi, quando me ne fossi stancata, avresti potuto sostituirlo”!
Era chiaro che era fuori si sé, ma per la prima volta la trovai malvagia ed ebbi paura per Urania .............. più fragile e più sincera.
La mia paura purtroppo diventò realtà: quella notte Selene si schiantò con la macchina fra due grossi alberi. Anche lei come Elena sembrava una bambola rotta, con la differenza che non aveva solo i vestiti scomposti, ma era praticamente irriconoscibile.
Convivo ormai da tanti anni con questo rimorso o meglio, ho fatto dell’angoscia la mia vera amante. Mi chiedo spesso come sarebbe oggi se avessi lasciato alle spalle il mio moralismo o il mio buon senso e quella sera l’avessi cullata tra le braccia come un padre per farle capire che la sua bufera interna ed esterna era formata solo da capricci e che, prima o poi, avrebbe amato l’uomo che il destino le avrebbe assegnato, senza prendere niente a sua sorella. Ma lei, quella sera, non era venuta a cercare un padre ed aveva in mente un gioco perverso che sicuramente avrebbe danneggiato i due giovani.
Continuo a fare la partita a scacchi con Giulio, che purtroppo non si è più ripreso da allora, mentre Tiziana sembra quasi felice, perché culla i due nipoti maschi gemelli ed osserva con una punta di nostalgia, ricordando il suo passato felice, la serenità della giovane coppia.
Giulio una sera, parlando a voce alta, quasi a sé stesso, disse: “Anche Elena era come Selene, aveva nella sua mente quel filo tenue che rasenta quasi la follia; io ho sempre cercato di darle tutto e di assecondare sempre i suoi capricci, ma una volta che mi rifiutai e non feci ciò che desiderava, la bambola statuaria e bellissima.
15-11-1999 |