Quella mattina era piovuto forte, ma la giornata si presentava afosa,
umida e senza sole.
L’autobus era affollato come tutti i giorni, ma quando Lara volse lo
sguardo al finestrino, lo riconobbe subito anche se era trascorso un
quarto di secolo. Camminava a passi lenti in tutta la sua altezza,
elegante in abito scuro, il volto sereno o almeno così le sembrava. In
un attimo era in strada, lo voleva raggiungere per un saluto;
spontaneità ed impulsività furono una grossa barriera al ragionamento.
Niente e nessuno le avrebbero impedito di scendere da quell’autobus che
la portava in Ufficio come ogni mattina.
L’abbraccio in mezzo alla gente fu caldo, e se il tempo poteva aver
fatto dei danni al fisico, Lara non se ne accorse perché riconobbe
subito l’intensità di quello sguardo che per anni aveva cercato fra la
gente, e la voce, alta componente del fascino di Alex. Lui le parlava
come se l’avesse vista il giorno prima e fu molto abile o generoso a non
soffermare lo sguardo sui correttori usati da Lara per combattere il
trascorrere degli anni.
C’era stato un tempo, in cui Lei lo aveva amato molto, prima per un
lungo periodo in silenzio e solitudine, poi era stata per breve tempo la
sua ragazza ed aveva realizzato un sogno.
La cosa era finita senza nessun discorso. Lui aveva iniziato ad
ignorarla, a scherzare con le amiche comuni lasciandola in disparte,
forse all’epoca Alex pensava che così fosse meno indolore per Lei, fatto
sta che Lara rimase spettatrice sorridente, ma con la morte nel cuore
per un bel po’ di tempo in quella compagnia. Poi le strade, come spesso
succede, si divisero per tutti.
Aveva “annaffiato” il ricordo di quel periodo tutti i giorni per un bel
po’, dopo aveva continuato a farlo ogni tanto, attraverso il tempo,
forse si trattava di una forma di infantilismo in un soggetto sensibile,
fragile eppure combattivo, coraggioso e tenace.
Le era rimasto però un fastidio nel più profondo angolo del suo animo,
qualcosa di molto vicino alla rabbia, al rancore, alla voglia di urlare,
forse perché all’epoca si era fatta talmente male, proprio come se fosse
andata in battaglia senza un’adeguata armatura. In seguito non le era
più capitato di soffrire così, aveva imparato a proteggersi.
All’epoca, era stata attratta dalla personalità di Alex, ancora prima
che dal fisico. Lo trovava maturo, intrigante, esilarante, a volte,
perfido, graffiante, libero e prigioniero delle sue non regole.
Certe volte le metteva pure soggezione, soffriva di un senso di
inferiorità nei suoi confronti, temeva di non arrivare fino al suo
cuore, così che lo studiava in continuazione senza fare domande per non
sembrare sciocca.
In quanto ai suoi baci, impossibile dimenticarli: Lara chiudeva il mondo
fuori, con tutti i suoi rumori, le voci, anche quelle più care, le
seccature, i problemi, e ritirava fuori queste sensazioni quando si
trovava a letto da sola rivivendo il tutto in un’estasi totale.
Quello che aveva davanti era forse un uomo più dolce, raffinato, ed
elegante, ma soprattutto le trasmetteva, come allora, curiosità e
trasporto verso quel temperamento coinvolgente.
In seguito si rividero altre volte davanti a due bicchieri, non per caso
come la volta dell’autobus, ma per il piacere di stare insieme, anche se
in maniera sempre frettolosa.
Rievocavano il passato e gli amici comuni, parlavano del presente e
soprattutto dei loro rispettivi figli, delle loro passioni e attitudini,
ma Lara non chiese mai perché un giorno qualsiasi di quell’antica estate
di punto in bianco quell’amore finì, né fece sapere quanto aveva
sofferto per così lungo tempo, fu però felice di sentire la sua anima
leggera, senza più quella fastidiosa zavorra che si ritrovava ogni
qualvolta pensava ad Alex.
Lui era stato un insieme di cose importanti per Lara, ma non era stato
mai un amico. Nei suoi confronti Lei si era sempre sentita agitata,
imbranata, conturbata, innamorata, ora finalmente, dopo un quarto di
secolo, si poteva sedere accanto a Lui in un Bar, in qualsiasi luogo,
sentirsi in pace con se stessa, parlare con tranquillità senza emozioni
particolari da fare tremare le gambe, poteva pure alzare il telefono,
domandare come stava, senza sbagliare i congiuntivi per l’emozione, Alex
era un caro amico, si poteva esprimere serenamente senza passare nessun
esame.
Ce ne aveva messo di tempo…
Sandra Carresi - Firenze 2007 |