Non sto parlando di mio marito; sto parlando di un oggetto, e cioè l'apparecchio per i denti superiori.
All'età di quaranta anni ho avuto la necessità, nonché una buona dose di coraggio, a mettere un'impalcatura fissa a tutta la bocca. Sto parlando di quegli apparecchi fissi che hanno i ragazzini per sistemare a dovere la propria dentatura. Il supplizio è durato circa due anni, ma a lavoro terminato, direi che il mio coraggio, la mia pazienza, hanno avuto risvolti positivi che hanno compensato l'abbattimento delle mie finanze.
Parliamo adesso del mantenimento: una bella cosa, perché rimanga tale, va conservata con una certa cura, ma soprattutto, in questo caso, l'apparecchio va collocato tutte le notti al suo posto, cioè l'interno della bocca. Certamente in tutto ciò non c'è niente di affascinante, né di piacevole, ma stranamente, senza di esso non riuscirei a dormire.
L'ho usato perfino quando ho assistito mia madre in Ospedale. Sono riuscita a metterlo anche quando, di recente ho avuto un intervento chirurgico; poiché la sera ero piuttosto sobria, subito l'ho cercato.
Mi dà un senso di protezione, so che usandolo non avrò il trauma di vedere nuovamente i miei denti superiori sventagliati in fuori come li avevo una volta.
Il mio medico-dentista dice sempre che sono il suo orgoglio e mi riconosce il merito di essere molto brava nella cura e nell'uso metodico che ne faccio. Io non credo di essere brava, mi è stato detto che era necessario metterlo la notte, e l'ho fatto, ora è diventato una parte di me: è la prima cosa a cui penso quando faccio la valigia e, scherzosamente, spesso dico al mio medico-dentista: - se resiste al tempo, è probabile che mi faccia compagnia anche nel mio ultimo viaggio -. Lui sa che scherzo, ma sinceramente la cosa non mi dispiacerebbe; è stato il compagno di tante notti, mi sarebbe familiare che lo fosse anche per l'ultima.
Fi, 15-10-1999 |